20 gennaio 2019

Bilanci e (dubbi) buoni propositi



L'inizio del nuovo anno è anche momento di bilanci e (dubbi) buoni propositi; dico dubbi perchè, come ben si sa, talvolta ci si fa prendere dall'ottimismo post-prandiale natalizio e in un attimo ci si trova volenti o nolenti a galoppare verso utopiche imprese.
Quest’anno me la sono presa con la dovuta calma; ho spulciato un po’ Goodreads (trovi il mio profilo qui) solo dopo essere rientrata da Cracovia ed ho riguardato tutti i libricini che mi hanno accompagnata nel mio duemiladiciotto, cercando di collocarli ordinatamente nel mio universo mentale - possibile? Non credo.
Di molte letture devo dirmi soddisfatta: la maggior parte sono state qualitativamente notevoli e le delusioni letterarie non credo possano nemmeno essere definite tali. A dirla tutta, un anno veramente fortunato.
Ho iniziato il duemiladiciotto col botto.


 
Scarti di Jonathan Miles, edito minimumfax, è stato un bellissimo mattone con le sue cinquecento-settanta-sette pagine immerse in cassonetti pieni di avanzi, pattume e detriti. Reali, ma soprattutto metaforici.
Un romanzo corale, dalle perfette convergenze, con una prosa piacevolissima ed impeccabile, in cui Miles intreccia una riflessione etica molto interessante sul concetto di spreco e di consumo: scelta senz’altro coraggiosa e molto attuale.
Ho deciso finalmente di fare amicizia con Yates, dopo anni e anni di procrastino, leggendo Easter Parade. Bello, bellissimo (ne parlo qui).
Per concludere il cerchio delle buone penne americane, mi sono tolta un grandissimo sfizio con Middlesex di Jeffrey Eugenides, Premio Pulitzer per la narrativa nel 2003. Sto parlando di una saga famigliare meravigliosa che dalla Grecia del 1922 attraversa tutto l’oceano Atlantico seguendo la famiglia migrante Stephanides fino a Detroit.



Un’odissea che attraversa tre generazioni ed ha come cardine Calliope - detta Callie e poi Cal -, una bambina come le altre, ma portatrice di un gene misterioso, nascosto per generazioni nel patrimonio genetico di un intero albero genealogico. 
Callie è un ermafrodito e Middlesex è un romanzo semplicemente geniale.

Per non rigirarmi sempre nella letteratura statunitense, ho tentato poi di addentrarmi nella foresta nera della letteratura giapponese, evitando i soliti noti Yoshimoto e Murakami, che ho scoperto non calzarmi a pennello dopo i loro classicissimi Kitchen e Norwegian Wood – che farci d’altronde? - preferendo quindi i tre racconti brevi di Yasushi raccolti in Amore, edito Adelphi.
Scelta che si è rivelata essere azzeccatissima: una raccolta malinconica e nostalgica sulla percezione dell’amore, delle sfumature, delle piccole cose che mi ha regalato una limpidezza d’immagini fenomenale. Il Giappone che mi piace, insomma.

Tra un po’ di british humour con Nudi e crudi di Alan Bennet, edito Adelphi, e un back to the origins natalizio con una rilettura di Harry Potter e la camera de segreti in un’edizione preziosissima, non mi sono fatta mancare nemmeno la buona letteratura italiana, quell’oceano di pura bellezza che adoro ammirare e scoprire ogni qualvolta mi è possibile.
Con Canne al vento ho potuto apprezzare la prosa di Grazia Deledda, unica donna italiana a poter vantare un premio Nobel; un romanzo profondamente triste, che ha come sfondo una Sardegna arcaica e fantastica e che merita indubbiamente di essere letto.
Se invece Elio Vittorini con il suo Il garofano rosso non mi ha conquistata, Sostiene Pereira di Tabucchi mi ha folgorata: è entrato sicuramente a piè pari nell’Olimpo dei miei classici moderni preferiti e mi ha fatto concludere l’anno nel migliore dei modi. 

Dopo Grazie Deledda, mi sono resa conto di aver lasciato poco, pochissimo spazio, a tutte quelle figure femminili che costellano la letteratura mondiale, arricchendola spropositatamente. Donne pazienti e talentuose che attendono in silenzio che la loro genialità sia riconosciuta in questa società patriarcale.
Ho deciso, quindi, di continuare a leggere Christa Wolf, di ripescare Gita al Faro della mia amata Virginia Woolf - ma avremo modo di parlare delle mie beniamine più avanti – ma soprattutto di scavare nella assurda vita di Marina Abramovic con la sua autobiografia Attraversare i muri.


Un piccolo cruccio? Poca letteratura russa.
Quest’anno mi sono bevuta soltanto un caffè al volo con Tolstoj e la sua perla La sonata a Kreutzer, mentre ho avuto un piccolo litigio con Delitto e Castigo di Dostoevskij - tira e molla continui, alla fine ci siamo presi una pausa, ma so che questo nuovo anno ci riappacificheremo, non lo faccio un tipo rancoroso.

La lista non finirebbe qui, ma la verità è che ci sono dei titoli di cui vorrei poter parlare straparlare e qui mi sono già dilungata troppo (il dono della sintesi).
E allora se avrai pazienza, caro lettore, ti do appuntamento ad un futuro - si spera prossimissimo - per, come si dice in dialetto comasco, ciaciarare delle perle che mi sono portata dietro dall’anno appena trascorso.
Per ora ti lascio con la mia piccola lista dei buoni propositi letterari del duemiladiciannove: qualche linea guida per orientarmi in questa giungla cartacea che spero di riuscire a seguire (in caso fallissi, cercherò di essere una persona matura e di non crucciarmi infantilmente. Promesso.)

  1. Leggere almeno quaranta libri; può sembrare azzardato per una che si aggira sempre intorno alla trentina l'anno, ma ho la necessità e la volontà di sprecare meno tempo a cincischiare con cellulari e altri malefìci e riappriopriarmi dei miei piaceri e doveri. 
  2. Delitto e Castigo + I miserabili (Pazzia? Ambizione? Incoscienza?)
  3. Narrativa da terre sconosciute (alla mia ignoranza, s'intende): un giro in Polonia ed Albania ce lo facciamo a sto' giro. 
  4. Poesia, poesia, poesia
  5. Più donne e più inglese (libera interpretazione di tale punto)
  6. Riprovare il piacere del fantasy (ardua impresa, ma ce la faremo)

E tu come affronterai il nuovo anno da lettore? Hai mille buoni propositi o preferisci farti trasportare dalla corrente? 


A presto,
Claudia

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