29 marzo 2019

Miscellanea di primavera




miscellànea s. f. [dal lat. tardo miscellanea, neutro pl. dell’agg. miscellaneus «miscellaneo»; col sign. bibliografico, usato per la prima volta da A. Poliziano come titolo di una sua raccolta di scritti filologici (1489)]. […] Più genericam., mescolanza di cose di vario genere. 

Sembrerebbe che anche a Torino sia giunta la primavera, come dimostra la mia rinite allergica, ma soprattutto il profumo di narcisi che è entrato tra le mura della mia casa.
Da qualche anno la primavera in collina è ormai un triste ricordo; la vita da fuori sede comporta tra i tanti sacrifici anche perdersi il canto delle rondini al tramonto, la fioritura e il verde boschivo, che purtroppo in città è solo sbiadito.

17 marzo 2019

Frankenstein e il piacere di leggere i classici





Ti ho chiesto io, creatore, dalla creta 
Di farmi uomo? Ti ho sollecitato io 
A trarmi dall’oscurità?

Paradiso Perduto, X, 743-45

Bisogna leggere i classici.
Quei classici brutti e cattivi che fanno tanto paura, perché datati e quindi obsoleti, inavvicinabili per un bagaglio culturale troppo ingombrante, per le analisi del testo approfondite e a volte fin troppo rigide, per il timore reverenziale accompagnato dalla sindrome del chi-sono-io-per-leggere-Dostoevskij-Proust-Omero-chicchessia.
Ma del perché, tu lettore, dovresti leggere più classici e goderti la lettura con serenità e grande curiosità, parleremo più avanti nel tempo.
Oggi, se me lo concedi, vorrei invece proporti un libricino che, sì è un classico, ma è appetibile a chiunque e soprattutto, assai godibile. Un buon punto di partenza, insomma, se ti senti affetto da qualche strana patologia del lettore timoroso.
Sto parlando del celebre (-issimo) Frankenstein - il moderno Prometeo di Mary Shelley.
Sì, la trama credi di conoscerla a memoria, complici le numerosissime pellicole cinematografiche.
Sì, pensi di saperne già abbastanza, e poi l’horror non fa per te.
Ma, caro mio lettore, oggi ti dimostrerò che puoi leggere un classico di cui credi di sapere tutto e ricrederti, perché in fondo ti sei perso tante cose e perché potresti farti una tua idea che esula ampiamente dai manuali di letteratura.
(E io aggiungerei un ma ben venga!)

9 marzo 2019

Il Golfo di Venere nel lago di Como - Lenno

La rubrica "Scarpette" nasce con l'intento di catalogare ed archiviare rigorosamente ogni mio spostamento sul globo. Ambizioso, folle e terribilmente sentimentale. 




2 marzo 2019, Lenno 

Oggi è il due marzo duemiladiciannove ed è una giornata nuvolosa, a sprazzi soleggiata. 
È un sabato potenzialmente molto speciale, anche se non è partito con il cosiddetto piede giusto: si va al lago, al nostro lago.  
Il lago di Como è un germogliare di luoghi incantevoli, talvolta anche assai nascosti, che solo occhi attenti ed esperti possono scorgere.  
Negli ultimi tre anni ho imparato ad apprezzarne i paesaggi impreziositi dal luccichio dell’acqua delle darsene, l’edera ed i glicini che si arrampicano sulle pareti delle ville storiche che costellano le rive del lago, le buffe nuotate di anatroccoli e cigni, i pontili e le loro piccole imbarcazioni galleggianti, le abitazioni diroccate sulle sponde quasi a volersi tuffare giù, assolate.

Non si smette mai di respirare a pieni polmoni il profumo dolciastro del lago, così mutevole con i suoi cicli circadiani; la notte e poi il giorno, il vento, la nebbia e poi il sole, la stagionalità.

L’odore dell’acqua può scatenare epifanie potenti, a maggior ragione se il lagh de Còmm è anche in parte casa tua.
Sono legata alle profondità del suo fondale tramite cordone ombelicale; un cordone che nella mia adolescenza mi è parso esser d’intralcio per i miei sogni e le mie ambizioni, quell’insolenza giovanile che ti fa volentieri rinnegare le tue origini, quella volontà di scegliere il proprio luogo di appartenenza.


Un inno alla libertà - Il Faro di Paco Roca

Paco Roca si è affacciato oltre il mio pianerottolo per la prima volta con Rughe , quel suo racconto struggente sul morbo di Alzhaim...